Le notizie riportate
in questa pagina sono state prese da pubblicazioni curate dalla
prof. Maria Sperandio
Chiesa
S.Giovanni evangelista
Notizie
storiche
La
chiesa attuale sorse agli inizi del XVIII secolo in luogo di
una più antica, probabilmente medievale, denominata S.Giovanni
in Forcella. Da una iscrizione ora murata in sacrestia, apprendiamo
che un primo restauro venne fatto nel 1577, ma la chiesa continuò
a deperire soprattutto a causa della forte umidità che
dal lato della costa di Monte Albano aveva invaso le mura sino
alla volta. Nella visita pastorale del 1690 Monsignor Fonseca sollecitò un pronto restauro; il Cons. Comunale del 21
aprile 1697 stabilì quindi di riedificarla ex novo e
affidò l'incarico all'architetto romano Filippo Leti
(1680-1711). I lavoriiniziarono nel 1705 il 14 marzo e il 4 settembre
1707 si era già arrivati alla volta; il 10 aprile 1708
il popolo deliberava che venisse fatto un'altro ordine per i
campanili, dandone il compito di progettazione allo stesso architetto.
Il 3 febbraio 1710 si conclusero i lavori e il 6 novembre dello
stesso anno, come apprendiamo dall'epigrafe della facciata,
venne solennemente consacrata. La somma complessiva per la riedificazione
ammontò a 18.383 scudi. La chiesa rappresenta la seconda
opera conosciuta e forse esistente di Filippo Leti, dopo la
cappella di S.Giovanni da Capestrano nella chiesa romana di
S.Francesco a Ripa. Il giovane architetto romano, probabilmente
allievo di Carlo Fontana, dimostra uno stile aperto alle più
moderne tipologie settecentesche, anche se ancora legato a certi
schemi tardobarocchi. L'orologio che ancora oggi scandisce le
ore è del 1777; costato al Comune 250 scudi, è
opera dell'orologiaio romano G. Franchi. Sostituisce l'antico
meccanismo che dal 1575 batteva sul campanile medioevale. Negli
anni '50 il vecchio pavimento di cotto della chiesa era stato
sostituito da una gettata alla veneziana e il tetto restaurato
dal Genio Civile. Negli anni 1990/2000, durante il pastorato di Don Antonio Rencricca, fu restaurata l'intera facciata e tutti gli esterni e in più fu sostituita la struttura intera del tetto in legno con la posa in opera di un cordolo perimetrale in c.a. e relative catene in ferro e delle due falde in latero-cemento. Tali opere furono finanziate dal Genio Civile di Roma su iniziativa dell'Ing. Ugo Rendine, che ne seguì i lavori, e a seguito della presentazione di una moltitudine di documenti e progetti nonché di numerosi viaggi e anticamere presso gli Uffici di Roma. Successivamente sotto la direzione lavori dell'Arch.Tullio De Bonis sono stati rifatti i pavimenti e gli intonaci interni.
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Descrizione
della chiesa
La
chiesa in stile neobarocco ha un'ampia facciata suddivisa in due ordini
sovrapposti, ognuno dei quali è a sua volta diviso in tre specchida
gruppi di lesene con capitelli dorici e corinzi per una larghezza
di metri 20 metri ed un'altezza di 24. Nella parte centrale
del primo ordine si apre la porta d'ingresso sormontata da un
timpano di forma triangolare, mentre negli specchi laterali
si trovano altre due porte, simili alla centrale ma più
piccole. Nella parte centrale dell'ordine superiore si apre
il finestrone rettangolare coronato da un timpano a semiluna,
a destra e a sinistra abbiamo invece due monofore, ripetute
anche lateralmente,. Su ognuna di queste aperture è inserito
un orologio sovrastato da un piccolo coronamento a volume in
stucco. In alto la cornice terminale fa da appoggio nella parte
centrale al timpano triangolare in cui la facciata culmina.
In corrispondenza dei due specchi laterali si elevano le due
torri campanarie, rivestite di mattoni con le cupole rifatte
in cemento, dopo un intervento d'urgenza per i danni causati
da un fulmine negli anni '70. L'interno è a una sola
grande navata, lunga metri 31 e larga 9.50, coperta a volta
, con grande abside semicircolare e tre cappelle per parte.
La decorazione dell'abside fu affidata a Domenico Muratori,
il quale nel grande riquadro centrale la Crocifissione alla
presenza delle pie donne e di S.Giovanni; a destra e a sinistra
due composizioni in chiaroscuro con la morte di S.Giovanni e
un suo miracolo. Queste pitture vennero ricoperte all'inizi
del '900 dal monticellese P. Michelangelo Cianti (1840 - 1923). Anche la decorazione delle cappelle, ad eccezione
delle due centrali e di quella di S. Luigi, è opera di
Padre Michele, il cui proposito di dipingere la volta e di decorare
le membrature architettoniche come nel catino absidale non fu mai realizzato per mancanza
di mezzi. Il monumentale insieme barocco del confessionale e
del pulpito che lo sovrasta fu eseguito in legno di noce verso
la metà del Settecento. L'architettura delle cappelle
fu curata da Carlo Marchionni, architetto della sacrestia di
S.Pietro in Vaticano. In ognuna si trova un altare sovrastato
da una tela, ad eccezione della cappella centrale a destra ,
dove è custodita la statua lignea dell'Immacolata
Concezione. La statua è stata scolpita in legno d'olivo
da Giovanni Maria Panicola nel 1627, parroco della chiesa Il
3 luglio 1751 dopo pressione del Consiglio Comunale (non essendo decoroso portare la Vergine in processione 'con i stracci' come era
stato fatto in passato) fu costruita una "macchina" intagliata in legno da Cesare della Rocca di Roma. Ma questa
poi, si ruppe durante una festa e per non incorrere nel malcontento
del popolo, il Consiglio stanziò 100 scudi per farne
una nuova. Questa macchina è ancora in uso ed è
portata in spalla da otto uomini. Un recente restauro ad opera
del prof. Placido Scandurra ha ridonato l'antico splendore alla
statua e alla sua macchina processionale: sono state rifatte
integralmente le dorature, rimosse le ridipinture successive
e consolidati i materiali, danneggiati da bruciature e tarli.
La corona e una collana furono i primi gioielli donati dalla
comunità di Montecelio nel 1860; i monili che ricoprivano
la statua durante le processioni furono offerti alla Vergine
dai fedeli a scioglimento di voti. Nel 1986 i gioielli depositati
in una banca furono rubati.
Nella
cappella di fronte a quella dell'Immacolata Concezione, vi è
l'immagine della Visitazione, fatta eseguire (il pittore è rimasto anonimo)
da Giovanni Antonio Maria della famiglia Lanciani, la quale
godeva il giuspatronato anche in una cappelladella
vecchia chiesa demolita, come datestamento di Bartolomeo Lanciani
del 26 giugno 1526. Nei pilastri ai lati dell'altare sono difatti
gli stemmi di questa famiglia antica: sfondo con tre monti sui
quali si erge una lancia che punta contro tre stelle, coronati
da una lista a svolazzo. Da essa discendeva Pietro e poi il
figlio, l'On.
Sen. Prof. Rodolfo Lanciani,
ambedue ingegneri del comune di Montecelio. Rodolfo si dimise
dalla carica nel 1878, per occupare una cattedra dell'unuversità
di Roma come professore di Archeologia e Topografia dell'Urbe.
La tela della "Visitazione" raffigura la visita di
Maria SS.ma alla cognata S. Elisabetta. La Vergine, dato il
consenso all'angelo e concepito per opera dello Spirito Santo
l'uomo-Dio, secondo la testimonianza dell'Arcangelo stesso,
andò a visitare S. Elisabetta per ringrazizre insieme
a lei il Signore.
__________ __________ Opere
di Ludovico Stern in S. Giovanni (1708 - 1777)
Nato a Roma, ebbe per genitore il celebre pittore Ignazio Stern, nato
a Ingolstad (alta Baviera) e morto a Roma nel 1746, detto comunemente
Ignazio Stella, da giovane aveva studiato a Bologna; si trasferì
poi a Roma dove, nel 1708, ebbe Ludovico.
Il primo quadro dello Stern, "S.Cecilia", entusiasmò a tal punto Priori e popolo, che questi gliene commissionarono altri tre per le cappelle senza titolari. Già vi erano in quella di centro, a destra, la statua dell'Immacolata e in quella opposta a sinistra il quadro la "Visitazione". |
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